La Maledizione del Diamante Hope
La storia è piena di interessanti vicende legate ad alcuni particolari gioielli. Uno tra i più famosi e discussi è senza dubbio il diamante Hope. Attualmente conservato ed esposto presso lo Smithsonian Museum di Washington, questo diamante blu di incredibile fascino è passato di mano in mano lungo i secoli cambiando più volte forma e incastonatura e creando attorno a sé un'alone di leggenda che ancora lo accompagna.
Si dice infatti che chi possieda questo diamante sia afflitto da sfortuna e disgrazie. Questa leggenda, nata dal folclore popolare più che da fatti verificati, comincia dal momento in cui questo diamante viene portato in Europa dal commerciante di gemme Jean-Baptiste Tavernier che lo acquisì in un suo viaggio in India nel 1688. La leggenda vuole che abbia sottratto questa gemma da una statua di un idolo indiano, nella quale fungeva da occhio, attirando su di sé la relativa maledizione. Tornato in Francia, Tavernier vendette il diamante Hope insieme ad altre gemme all'imperatore Luigi XIV che lo fece tagliare ed incastonare in un gioiello che avrebbe indossato soltanto lui nelle occasioni più prestigiose. Il diamante blu passò dagli originali 112 carati a 67,5.
La fantomatica maledizione del diamante causò al suo primo possessore, Tavernier, la bancarotta, mentre ai suoi successivi possessori Luigi XIV e Luigi XV delle vite lunghe ma conclusesi con dolorose malattie.
Rimanendo all'interno della famiglia reale francese, il diamante Hope venne donato alla moglie di Luigi XVI, Maria Antonietta, che lo inserì in una collana insieme ad altre pietre preziose. La tragica fine dei cognuni è ben nota alle cronache: vennero entrambi decapitati a seguito della Rivoluzione Francese che lì destituì del trono.
Il diamante venne quindi trafugato e per molto tempo non se ne ebbero tracce, la leggenda narra di altri possessori anch'essi colpiti da disgrazie di vario genere, ma documentazioni certe non esistono fino al 1830 quando la gemma blu venne acquistata dal nobile Lord Francis Hope, VIII duca di Newcastle, che la fece tagliare nuovamente portando così il peso a 45,5 carati e a cui diede il proprio nome, ma provvide a liberarsene in fretta a causa della rottura del matrimonio con sua moglie. Il diamante dunque divenne di proprietà di un certo Jacques Colot il quale, si dice, impazzì e si suicidò subito dopo averlo venduto al principe Kanitowskij che lo regalò ad una ballerina. La donna venne uccisa proprio dallo stesso Kanitowskij in un raptus di gelosia mentre lui non ricevette sorte migliore in quanto venne successivamente linciato da un gruppo di rivoluzionari russi. Simon Matharides, gioielliere greco, fu il proprietario seguente, ma ancora prima di ricevere fisicamente la pietra morì cadendo in un burrone. La leggenda narra che il nuovo proprietario, il sultano Abdul Hamid II, anche se non ci sono prove sufficienti a riguardo, non si salvò dalla maledizione e nel giro di un anno venne deposto ed impazzì.
Un successore del sultano vendette la gemma al noto gioiellerie francese Pierre Cartier che nel 1910 la vendette al proprietario del Washington Post, Edward Beale McLean che donò alla moglie Evelyn. La famiglia McLean da qui in poi fu vittima di una lunga serie di sventure: morirono in successione la madre di McLean, due cameriere e soprattutto il figlio di 10 anni, investito da un'auto. I due coniugi divorziarono. McLean perse la sua credibilità a causa di alcuni scandali e problemi di alcoolismo, mentre l'ex moglie Evelyn tenne il diamante che fece indossare alla figlia quando si sposò, la quale però si suicidò nel 1946 assumendo barbiturici.
La storia recente invece sembra smentire qualsiasi influsso negativo del diamante Hope in quanto l'ultimo proprietario privato fu il gioiellerie statunitense Harry Winston, di cui non si registrano disgrazie o sfortune particolari, che donò nel 1958 allo Smithsonian Institute nel quale è tuttora esposto nella sezione dedicata alla gemmologia.
Per quanto fasulla e costruita possa essere la leggenda, di sicuro il diamante Hope è e rimarrà sempre una delle gemme più famose e controverse della storia.